“Se ci sediamo per terra e cominciamo a giocare, allora siamo tutti uguali”. Così ha esordito Mirco Sivieri, responsabile del settore giovanile del Copparo Volley, quando abbiamo cominciato a parlare. Perché per giocare a sitting volley (o pallavolo paralimpica) non servono tante regole. Si gioca sei contro sei in un campo di sei metri per dieci. E’ proibito alzarsi o saltare ed è necessario rimanere a contatto con una parte del proprio corpo al suolo durante l’intero svolgimento dell’azione. Ecco tutto.
Il sitting volley, promosso dalla federazione nazionale ormai da alcuni anni, si è sviluppato molto velocemente in tutta Italia. In questa fase di grande crescita, Copparo ha scelto di mettersi in gioco dando la possibilità a quindici ragazzi disabili di cominciare a giocare. “Ci sono diverse disabilità all’interno della nostra squadra. Abbiamo cominciato a collaborare con due cooperative che si occupano di assistere ragazzi con diversi gradi di difficoltà e ne siamo molto fieri. La nostra è una iniziativa prima di tutto etica, oltre che sportiva”.
Dopo un primo anno dedicato alla sperimentazione del progetto, Mirco ed il suo staff hanno cominciato a lavorare sul serio, insegnando ai ragazzi le basi dello sport e provando a farli stare in campo in autonomia. “E’ una disciplina molto faticosa, i ragazzi si divertono e si muovono tantissimo. Al momento non siamo pronti per affrontare un campionato, ma organizziamo piccole manifestazioni coinvolgendo le ragazze della nostra società. L’obiettivo è quello di vedere i ragazzi schierati in campo per un sei contro sei: speriamo di riuscirci entro la fine di quest’anno”.
Al momento, Copparo è l’unica struttura che offre la possibilità di allenarsi in tutta la provincia. La speranza è quella di promuovere al meglio questa disciplina e coinvolgere il più possibile i ragazzi, per aiutare l’inserimento nel mondo sportivo di tutti coloro che vogliono sentirsi parte di una squadra. “Spero che prima o poi le altre società possano essere nostre ospiti e possano far giocare le loro ragazze contro la nostra squadra. Lo ripeto ancora: se ci sediamo a terra, le differenze non esistono più”.